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intanto ci rimangono affidati degl'interessi da custodire e promuovere, dei grandi doveri verso di noi medesimi e verso la nazione intera da soddisfare. E se noi trascuriamo questi obblighi nostri, con che cuore, per dio, correremo incontro ai nostri fratelli, quando vinta la gran guerra, ci ritornano incoronati degli allori della vittoria ? « Noi, diranno essi, abbiamo combattuto un nemico disumano e crudele, che s'insanguina va le mani nelle donne, nei fanciulli, nei vecchi; rovesciava gli altari, predava, incendiava ogni cosa, e lesto per contaminarsi fuggendo d'ogni nefandezza lasciava dietro di sè il pianto e la desolazione. Noi abbiamo vinto e cacciato via questo barbaro nemico: le nostre fronti grondano ancora di sudore: i nostri petti stillano ancora del sangue di ferite non bene rimarginate: il nostro cuore, la nostra mente è ancora rattristata dalla vista dei nostri fratelli che diedero la vita sul campo in olocausto all' indipendenza di questa cara patria, l'Italia nostra. E intanto voi, che avete fatto, come avete costitutta questa bella provincia d' Italia? Noi vi abbiamo lasciate le nuove libertà da esplicare e da coltivare: dove sono i frutti che venite maturando? Dove sono i nuovi ordini e le nuove leggi? Dove sono gli abusi soppressi? dove sono i disonesti e ignoranti cacciati via dal maneggio della cosa pubblica, e i buoni spinti innanzi a portare i pubblici incarichi ? Dove

sono i nemici interni che avete confusi e sconfitti non coll' arme tagliente che si adopera nei campi, e che abbiamo adoperata noi cogli stranieri, ma coll'arme che si usa tra fratelli, coll' arme anch'essa tagliente', anch'essa irresistibile della parola? E la civil temperanza, anzi ogni virtù civile, e il difficile studio di saper esser liberi e di meritar d' esser liberi, come avete coltivato e fatto fiorire? E come avete propagata, e diffusa l'idea politica nelle ultime classi del popolo ? Come l'avete spinto innanzi sulla via del progresso ?

In fine che Camere vi siete fatte? »

Quale risposta noi ci prepariamo a fare a così giuste domande? Ho io da dirlo?

Stando a quello che s'è fatto finora, e continuando sulla via presa, noi ci prepariamo a rispondere: « Fratelli, noi non ci siamo data << mai pace nè tregua durante la vostra lonta<< nanza, e abbiamo speso il nostro tempo a se<«<guire col desiderio ogni vostra mossa, ogni << capriccio che la stampa si dilettava di pro<< palare sul conto vostro: a fare commentarj sui <«< giornali e sulle carte geografiche: a bene<«< dire voi e le vostre armi a magnificare le << vostre gesta, a maledire gli austriaci e le lo«ro armi ed esecrare le loro crudeltà : abbia<< mo continuato a declamare contro oscurantisti «e retrogradi, a mordere or questo or quello: ab

biamo disputato sempre e su tutti gli argomen

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>>ti: abbiamo ciarlato anche di Repubblica, di

«Dieta ec. ec. »

E Dio non voglia, che non dobbiamo anche soggiungere:

«E abbiamo concluso nulla, abbiamo opera<< to nulla, e le elezioni sono andate come Dio « volle, e le cose stanno come Dio vuole: e noi ci << troviamo negli stessi guai, negli stessi disor<< dini e confusioni, aspettando dalla Camera dei << Deputati, che ci porti tesori di denari, d'i<«<struzione, di attività, di civiltà ec. ec. »>

Per dio! risparmiamoci la vergogna di queste confessioni. Finchè n'abbiamo il tempo adoperiamoci: abbiamo smesse le feste e i pranzi: smettiamo le declamazioni, le ciarle ; cominciamo le discussioni dignitose, cominciamo i fatti. Invece di scrollare ogni giorno più l'edificio abbastanza vacillante, adoperiamoci a ristaurarlo una volta; ajutiamo il governo a ricostruirsi, ad elaborare la riforma interiore: applichiamoci con tutto l'ingegno a diffondere l'idea liberale, a combatter gli abusi, a confondere i nemici nostri. E combattiamo la santa guerra a viso scoperto colla franchezza e colla lealtà degna di un popolo libero.

Ma sopratutto mettiamo più pensiero e più sollecitudine nelle prossime elezioni; rechiamoci a mente che la nostra Camera popolare ha l'alta missione di costituire lo Stato, e di contribuire la sua parte a costituire l'Italia.

Deh cessino dunque i buoni dal tenersi indietro, e dal lasciare fare; la loro prudenza degenera in codardia. E quelli che sanno alzino la Voce e mantengano il loro diritto, il diritto del sapiente. Che l'avventatezza e l'audacia non usurpino il posto della maturità: che l'insipienza e la prosunzione non usurpino il posto della sapienza civile! Imperocchè il popolo ha bisogno non di esser solleticato ma d'essere illuminato: e la patria ha bisogno non di grandi apparenze, ma di sostanza, di frutti e non di frasche nè di foglie.

Roma 30 Aprile 1848

A. NATALI

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