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Giardino di Nancy, la Fiera dell' Impruneta e la piccola Tentazione di S. Antonio. Il suo tratteggio è semplicissimo, e quale conviensi a quel genere, e per lo più d'un solo taglio posto al lungo delle membra e de' panneggiamenti, e questo taglio più o meno gonfiato secondo la forza dell'ombra fa comparire più leggieri i contorni dalla parte illuminata, i quali sovente sono d'una prodigiosa sottigliezza e pieghevolezza; le piccole parti de' volti e le articolazioni delle mani e dei piedi sono energicamente indicate con semplici masse ombrose troncate a tempo giusta il bisogno. Alcune delle sue stampe sono di composizione sì vasta e farraginosa, che dipingendole in grandezza naturale, pochissime pareti fra le più ampie potrebbero contenerle : eppure in tanto avvolgimento di figure nulla v' ha d'incerto per chi le osserva attentamente. La prospettiva lineare è ben di rado mancante, e se l'aerea non è del tutto conservata per la modificazione della luce, che in sì minute cose snerverebbe l'esecuzione, lo è pienamente per l'insensibile diminuzione dell' ombra; di modo che fra gli oggetti vicini ed i lontani appare evidentemente l'aria interposta. In quanto poi all'armonia del chiaroscuro, tanto difficile a mantenersi in simili formicai, è sì maestrevolmente trovata e per la ripartizione dei gruppi e per l'introduzione appensata di varj fabbricati, di piante e di verisimili accidenti di larghe ombre gettate dalle nuvole, che in simili rappresentazioni di più non si potrebbe tentare senza produrre confusione. È da riflettere che per ben incidere que' minutissimi oggetti è necessario che l'artista, oltre alla più sentita intelligenza delle proporzioni e delle forme umane, sia dotato di vista ben acuta e di polso ben fermo, onde segnare a primo colpo i suoi contorni sulla vernice nè più, nè meno di ciò che esige l'indicazione precisa degli oggetti che intende rappresentare: un contorno addoppiato o tremolante, che in una testa di naturale grandezza poco influirebbe, nelle moltissime di Callot, che sono per lo più della centesima parte del vero ed anche meno, difforma tosto ogni rappresentazione; e per quanto l'arte abbia trovato alcuni mezzi per coprire sulla vernice, indi rifare il già fatto, rade volte si può evitare l'apparenza per lo meno di qualche stento ingrato. Callot era tanto sicuro d'occhio e di

mano che alla foggia de' pittori soleva incidere i suoi più minuziosi rami sul cavalletto, cosa incredibile, se non ci venisse trasmessa da' suoi contemporanei; nè era già per ischivare ogni sconcio che potesse nascere sulla vernice, giacchè quella di cui servivasi, e di cui parleremo a suo luogo, era la così detta vernice dura e cotta, la quale resiste ottimamente anche appoggiandovi il braccio con frammezzo un pannolino compiegato: era propriamente per rara disposizione di natura a far tutto anche ne' modi più incomodi per ogn' altro, e per particolare inveterata abitudine.

Non

CLAUDIO MELLAN

nato ad Abbeville nel 1601, morto a Parigi nel 1688.

per avere

on è da tacere sull'abilità di Mellan e come disegnatore, e come incisore. Le sue stampe, che in gran parte sono di sua composizione, mostrano l'uomo profondamente conoscitore, se non del bello, almeno del vero. Il suo stile incisorio poi lo distingue da ogn'altro con modo tutto suo rappresentata con un solo taglio (tranne le prime sue opere nelle quali lo ha incrociato come i suoi predecessori) qualunque composizione. Non è certamente lo stile più conveniente per gl'incisori in grande, e come abbiamo osservato nell'articolo precedente, meglio s'addice alle piccole figure; nondimeno Mellan in mezzo alla capricciosa sua economia di tratteggio ha sì bene e sì energicamente mosso quel suo taglio senza renderlo troppo lucido, che le sue stampe migliori, se non presentano varietà d'artificio e di tinte, non danno almeno allo spettatore l'ingrata apparenza della penosa fatica che pure in quel genere non può l'artefice evitare. Ma il solo incisore sa quanto costano que' tagli enfiati a più riprese; il semplice amatore li crede fatti al primo colpo e gode all'aspetto di quell'apparente facilità. Fra le sue produzioni sono ricercate la Rebecca dal Tintoretto, S. Pietro Nolasco e S. Francesco nel deserto. Per

Vol. IV. P. II.

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molto tempo gli amatori ammirarono come cosa inimitabile la sua testa del Salvatore, intitolata il Santo Sudario, di grandezza quasi naturale, da lui disegnata prima colla penna, e quindi bizzarramente incisa con un solo taglio in giro, incominciando dalla punta del naso, e così continuato con varie inflessioni e gonfiamenti per tutta la stampa, e si è lodato a cielo perfino il carattere sublime di quel volto, che è ben lontano dall' esser tale; ma ora si pensa diversamente, e quelle tele di ragno non sono più ricomparse nella moderna calcografia (*).

CORNELIO BLOEMAERT

nato ad Utrecht nel 1603, morto a Roma nel 1680.

L'arte nostra ebbe non poco incremento dal bulino di Cornelio

Bloemaert. Il suo tratteggio è molto più misurato, ordinato ed equidistante di quello de' suoi predecessori. Vi ha introdotto un movimento non ardito e al tempo stesso non timido, dal che ottenne molto rilievo; se non che tale movimento per lo più troppo semicircolare e senza i semipiani del vero diede alle sue carnagioni un' apparenza di gonfiezza e di tensione fuori del naturale. Ebbe pure un'altra pratica difettosa in tutte le sue opere, e fu quella d'incrociare il secondo col primo segno ad angolo retto, il che fece a vero dire con molta disinvoltura e fermezza, vincendo la non poca difficoltà di eseguir ciò in ogni parte scorrevolmente e senza stento; ma che produce sempre durezza, ed è più fatto per rappresentare le statue di marmo,

(*) Quest' incisione creduta a que' tempi inimitabile fu lodevolmente rintagliata dal nostro Bonacina, il quale non era più che mediocre intagliatore. Quanto meglio potea farlo uno più abile di lui! Non sono già queste le difficoltà incisorie che possono dirsi insormontabili. Del resto Mellan ebbe i suoi imitatori, fra i quali Gian Giacomo Thourneysen, Michele Lasne

nel suo ritratto del P. Caussin, e Nanteuil in quello di Luigi Hesselin; ma non riuscirono le migliori stampe di questi artisti. Anche il veneto Pitteri, se non imitò in tutto Mellan, volle in modo tutto suo servirsi d'un solo ordine di tagli gonfiandoli a piccole riprese per lungo o per obbliquo del rame; ma il suo lavoro riuscì moscio e peloso.

che il vero vivente. Dal numero delle sue stampe, ricavate per la maggior parte dai nostri classici pittori, si deduce quant' egli fosse padrone del suo stromento. Una delle più apprezzate è quella per traverso, rappresentante S. Pietro che resuscita la Tabita dall' originale di Guercino da Cento, e certamente per forza di chiaroscuro contro il suo stile ordinario, e per sincera traduzione del carattere tutto proprio di quell'autore può dirsi una delle migliori sue stampe; ma non è tale per artificio incisorio, da lui meglio sostenuto in altre sue produzioni, e fra le altre nel Riposo in Egitto d'Annibale Caracci. Sembra essere stato il primo ad abbandonare totalmente l'antico uso di circoscrivere tutti gli oggetti con quella linea troppo evidente da noi già riprovata più sopra, ed a staccare i contorni per mezzo del solo chiaroscuro e della differente direzione del tratteggio, il che lo costituisce caposcuola e gli dà posto onorevole fra gli artefici dell'epoca seconda (*).

Ques

STEFANO DELLA BELLA

nato a Firenze nel 1610, morto ivi nel 1664.

uesto condiscepolo di Callot fu portato a cielo da tutti quanti gli scrittori di materia calcografica, incominciando da Cochin nelle sue aggiunte al piccolo trattato d'Abramo Bosse, a malgrado che Abramo fosse tutto per Callot. La punta di Stefano è assolutamente più leggiera, più

(*) E poi vero caposcuola, perchè maestro di molti valenti incisori, i quali e per la qualità e per la quantità delle opere loro si distinsero intorno alla metà del secolo decimoquinto, ed i quali al par di lui molto intagliarono dai migliori dipinti della scuola italiana a grande soddisfazione e vantaggio degli amatori calcografici e degli artisti. Fra i molti suoi discepoli od imitatori si distinguono Nicola Poilly (di

cui diremo in seguito), Carlo Audran, Stefano Baudet, Stefano Picart, Teodoro Matham e Guglielmo Vallet. Con buon esercizio di mano in quello stile si potea far presto e bene, quindi il numero delle stampe che allora in breve periodo di tempo comparvero è sorprendente. Quanto diversa la cosa è al presente, e quanto non si esige ora dai nostri incisori!

fina, più scherzevole, più libera e spiritosa, più sentimentale talvolta e più corretta di quella del suo emulo; a ciò contribuì da una parte il suo gusto veramente originale, dall'altra l'uso della vernice tenera e dell'acido nitrico in vece della vernice dura e dell'acquaforte d'aceto, di cui più volontieri servivansi gl' incisori di que' tempi. La vernice di cera oppone quasi niuna resistenza alla punta, e l'acquaforte da partire non ha bisogno per mordere, che sia ferito il rame, bastando solo, che sia levata la vernice, ed anche non del tutto esattamente; è facile pertanto il concepire come quest'apparecchio, che a que' tempi era pur quello di Rembrandt, si presti assai meglio dell'altro alla libertà d'un tratteggio pittoresco. Callot cede pertanto al suo rivale in molte parti per gusto e per leggerezza di tocco; ma in altre molte però gli rimane superiore. Callot anche nelle composizioni sue più grandi ed affastellate da migliaja di figure è sempre d'un getto, ed è sempre armonico di chiaroscuro compatibilmente a quel genere di rappresentazione; Stefano è frequentemente incostante, slegato, e dirò anche confuso nelle masse ombrose. Fu detto, non So con qual fondamento, che mentre il primo riusciva meglio nelle piccole, che nelle grandi proporzioni, seguisse l'opposto nel secondo; ma per verità è appunto nelle piccole figure, ch'io trovo Stefano ammirabile; poichè in quelle di maggior dimensione, eccetto alcune teste ed alcune estremità, nel resto il suo lavoro è d'ordinario bavoso, troppo riflessato senza ragione, tormentato e monotono nella sua stessa libertà; il che proviene dalla disposizione di que' suoi tagli corti, sia a punta semplice, sia all' acquaforte, diretti per lo più a traverso del corpo rappresentato e molto obbliquamente incrociati ed accompagnati talvolta con tagli più sottili ed ineguali sulla stessa direzione. I suoi panneggiamenti sono di pessimo stile e di stentata esecuzione, talchè danno apparenza d'essere usati, laceri, anzi sfilacciati; le forme poi delle membra, di quelle teste in fuori e di quelle estremità, sono ignobili, senza nerbo e senza scelta. In somma, quando s'attenne a figure più grandi, le sue stampe in generale mostrano più difetti, che bellezze, ed hanno un non so che di peloso nel loro artificio, che riesce ingrato ad ogni sguardo accostumato al bello. Anch' egli come Callot

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