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XC.

L'atto fiero e 'l parlar tutti commosse
A chiamar guerra in un concorde grido,
Non attendendo che risposto fosse
Dal magnanimo lor duce Goffrido.
Spiegò quel crudo il seno, e 'l manto scosse ;
"Ed a guerra mortal (disse) vi stido.”
E 'l disse in atto sì feroce ed empio,
Che parve aprir di Giano' il chiuso tempio.

XCI.

Parve ch' aprendo il seno, indi traesse
Il furor pazzo e la discordia fera :
E che negli occhj orribili gli ardesse
La gran face d' Aletto e di Megera.
Quel grande già, " che incontra il cielo eresse
L'alta mole d' error, forse tal era;

m

E in cotal atto il rimirò Babelle
Alzar la fronte, e minacciar le stelle.
XCII.

Soggiunse allor Goffredo: " Or riportate
"Al vostro re che venga e che s'affretti,
"Che la guerra accettiam che minacciate;
"E s'ei non vien, fra 'l Nilo suo n' aspetti."
Accommiatò lor poscia in dolci e grate
Maniere, e gli onorò di doni eletti.

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* Scosse da scuotere. Giano ebbe un tempio in Roma le cui porte non si aprivano che in tempo di guerra

Face, fiaccola, torcia. "Quel grande. Allude a Nembrot che fabbricò la Torre di Babelle, qui chiamata alta mole d' errori, per la confusion delle lingue.

E 4

Ricchissimo ad Alete un elmo diede,

Ch' a Nicea conquistò fra l' altre prede.

XCIII.

Ebbe Argante una spada: e 'l fabbro egregio
L' else' e 'l pomo le fe' gemmato e d'oro,
Con magistero tal, che perde il pregio'
Della ricca materia appo il lavoro.

Poichè la tempra e la ricchezza e 'l fregio
Sottilmente da lui mirati foro,

S

Disse Argante al Buglion: "Vedrai ben tosto "Come da me il tuo dono in uso è posto." XCIV.

Indi tolto congedo, e da lui ditto "

Al suo compagno:

"Or ce n' andremo omai, "Io ver Gerusalem, tu verso Egitto:

y

"Tu col Sol novo, io co' notturni rai;
"Ch' uopo di mia presenza o di mio scritto
"Esser non può colà dove tu vai:

"Reca tu la risposta: io dilungarmi

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"Quinci non vuo', dove si trattan l' armi."

PL' else è quel ferro intorno all' impugnatura della spada, che difende la mano. magistero, maestria, arte. perde il pregio, ecc. cioè, che il lavoro, l'arte con cui è travagliata, sorpassa la ricca materia della spada. fregio, ornamento. foro per furo, farono.

"Ditto, cioè, dopo aver egli detto, * ver, verso. Y tu col Sol, ecc. tu allo spuntar del giorno, ed io coi rai, raggi di questa notte. quinci, di qui, dove si trattan l'armi, dal teatro della guerra.

2

XCV.

Così di messaggier fatto è nemico;
Sia fretta intempestiva o sia matura;
La ragion delle genti, e l' uso antico
S'offenda o no, nè 'l pensa egli nè 'l cura.
Senza risposta aver,a va per l' amico
Silenzio delle stelle all' alte mura,
D' indugio impazïente: ed a chi resta©
Già non men la dimora anco è molesta.
XCVI.

Era la notte, allor ch' alto riposo

d

b

Han l' onde e i venti, e parea muto il mondo.
Gli animai lassi, e quei che 'l mare ondoso,
O de' liquidi laghi alberga il fondo,

E chi si giace in tana, o in mandra ascoso,
E i pinti augelli nell' obblío profondo

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Sia fretta, ecc. Argante si dichiara nemico contro il diritto delle genti, e con fretta intempestiva, cioè, prima del tempo. E quindi è che gli Ambasciadori Romani appo Livio, prendendo l' armi coutra i Francesi, furono stimati violatori della ragion delle genti, perchè dovevan prima ritornar al Senato, e risportar la risposta. aver da Alete. mura di Gerusalemme. a chi resta, ad Alete non riesce meno dispiacevole dover aspettare fino al giorno seguente.

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E quei, cioè, i pesci, Accusativo di alberga, che vuol dire, contiene. e tana, cava, covile di fieremandra, stalla di armenti e bestiami. pintı da pingere, cioè, di più volori. profondo, alcune Edizioni leggono giocondo.

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Sotto il silenzio de' secreti orrori

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Sopían gli affanni, e raddolcíano i cori.

XCVII.

Ma nè 'l campo Fedel, nè 'l Franco duca
Si discioglie nel sonno, o pur s' accheta:
Tanta in lor cupidigia è che riluca
Omai nel ciel l' alba aspettata e lieta,
Perchè il cammin lor mostri, e gli conduca
Alla città ch' al gran passaggio è meta ;
Mirando ad or ad or se raggio alcuno
Spunti, o rischiari della notte il bruno.

1

k

Sopian per sopivano, alleggerivano, acquetavano.
Meta, termine, scopo. *spunti, comparisca, esca.

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CANTO TERZO.

ARGOMENTO.

Giunge a Gerusalemme il Campo, e quivi
In fera guisa è da Clorinda accolto.
Sveglia in Erminia Amor Tancredi, e vivi
Fa i propri incendj al discoprir d'un volto.
Restan gli Avventurier di Duce privi,
Ch' un sol colpo d' Argante a lor l'ha tolto.
Pietose esequie fangli. Il pio Buglione,
Ch' antica selva si recida, impone.

1.

Già l'aura messaggiera erasi desta
Ad annunziar che se ne vien l' Aurora:
Eila intanto s' adorna, e l' áurea testa
Di rese colte in paradiso infiora ;

Quando il Campo ch' all' arme omai ́s' appresta,
In voce mormorava alta e sonora,

b

E prevenía le trombe; e queste poi

Dier più lieti e canori i segni suơi.

* Dier par

Laura, il 'Zeffiretto, il venticello messaggiem del giorno. b prevenia, articipava. dierono, dettero, da dare.

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