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chi considera come aventi origine comune due radici che stanno fra loro, ad esempio, come le ariane dha e da (1); che finalmente è ben lungi dallo essere dimostrata la esistenza di una radice indo-europea a [fare, accadere, essere] (2). Degli altri due paragoni, tra ampliamenti e tra complessi di radici, non ci pare neppur necessario far cenno: chè niuna valida prova reputiamo potersene trarre a sostegno della tesi cui è consecrato l'opuscolo dello Schultze.

§ 13. Ancor meno conformi alle severe ma giuste esigenze della glottologia odierna sono le comparazioni etimologiche in questi ultimi anni almeno tre volte tentate fra lingue arie ed il cinese. Primo nell'ordine del tempo ci si presenta il Chalmers con un libro sulla origine dei Cinesi e sui rapporti di essi colle nazioni occidentali (3). Nel capo 3° (4) egli si fa a paragonare 300 vocaboli cinesi con vocaboli di altre lingue. Intorno al valore dei risultati ottenuti udiamo lui stesso: «A pronunziare sentenza su tutti i singoli casi addotti nello elenco seguente sarebbe necessaria un'estesa cognizione di lingue e dei principii della filologia comparativa, cognizione che non pretendo punto di possedere. Io lo do come materiale greggio, da cui altri più capace può estrarre i grani d'oro. Ma, tale qual è ora, rivela almeno un po' più che una fortuita somiglianza ». Il difetto assoluto

inesattezza non tradurremo, ma citeremo le parole stesse dell'autore, dolenti di non poter citare anche tutti i vocaboli addotti a conferma, ad esempio di quei significati: «<ma, mu, mi, stumm sein, daher 1. denken, sinnen, minnen (liebend gedenken). . . 2. stumm sein, todt sein..... 3. stumm und doch lebendig, beweglich sein, wie wasser, daher feucht sein, netzen... » (pp. 14-5). (1) V. p. 13.

(2) V. p. 11.

.....

(3) The origin of the Chinese: an attempt to trace the connection of the Chinese with western nations in their religion, superstitions, arts, language and traditions, London, 1868.

(4) Chapter III: The chinese spoken language (pp. 35-55). V. in ispecie A comparison of 300 words in the chinese with those of other languages '(pp. 43-55).

PEZZI

Glottologia aria recentissima.

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di vera analisi scientifica, di equazioni fonetiche ben dimostrate non ci permette di accostarci al parere che l'autore stesso esprimeva a pp. 37-8 sull'importanza de' suoi confronti.

Nè maggior fede c'ispirano gli strani paragoni dello Edkins (1) tra parole greche e sino-mongoliche, tra voci latine e sino-mongoliche, tra voci inglesi e cinesi: dai quali paragoni l'autore è indotto a credere che la civiltà sinoariana possa venir conosciuta come l'aria primitiva! Noi staremo paghi di deplorare che l'Edkins non abbia compresa la necessità di un metodo scientificó e che una rivista francese, generalmente degna di molta lode per la sua potenza critica, abbia dato intorno a questo lavoro un giudizio che indubbiamente pecca per soverchia indulgenza.

Delle investigazioni comparative del Chalmers e dello Edkins i risultati non parvero guari meritevoli di fede nemmeno a G. Schlegel, il quale si propose di rifare simili ricerche seguendo i principii rigorosi della scuola linguistica tedesca e valendosi di tutti i pochi libri che potè consultare nella contrada, poco propizia agli studi, ov'egli viveva. Frutto delle sue indagini è il libro da lui pubblicato intorno all'affinità delle radici primitive cinesi colle arie (2). L'autore prende le mosse dai risultati degli studi fatti verso il principio di questo secolo da Toan-ta-ling sull'antica pronunzia cinese. E nota, contro l'opinione di un grande glottologo, che anche in cinese v'hanno parole intorno a cui può esercitarsi l'analisi. Quindi, dopo alcuni preliminari, ci porge un elenco di radici da lui reputate sino-ariane, tra le

(1) China's place in philology: an attempt to show that the languages of Europe and Asia have a common origin, London, 1871: v. in ispecie il capo XIII, pp. 361, 363, 375-83; capo xiv, p. 386.

(2) Sinico-Aryaca ou recherches sur les racines primitives dans les langues, chinoises et aryennes, Batavia, 1872.

quali egli mette particolarmente in rilievo radici di verbi e di pronomi. A questa esposizione tien dietro una semasiologia, nella quale egli tenta, per mezzo del cinese, di risalire al valore primitivo di certe parole arie. — In tutte queste investigazioni la critica non può non iscorgere due gravi difetti che già siamo stati costretti a biasimare in parecchie delle opere preaccennate: 1o comparazioni fondate non sulla base di un'esatta fonologia, ma sulla troppo spesso fallace somiglianza del senso e del suono; 2° derivazioni fantastiche di significati da significati. I quali difetti non altronde certamente provengono che dalla imperfetta educazione scientifica dell'autore (1).

Ma, sebbene le opere testè da noi prese ad esame non siano tali che il loro scopo si possa dire almeno in parte conseguíto, nondimeno a chi attentamente consideri le cagioni per cui esse riuscirono sterili di risultati possono essere di non lieve utilità per ciò che dall'esito loro appare sempre più splendidamente confermata la necessità di un metodo severamente scientifico. E di cotale necessità varranno eziandio a far fede alcune fra le opere principali che in questi ultimi anni vennero pubblicate intorno alla morfologia degl'idiomi ariani e delle quali ci accingiamo a di

scorrere.

(1) Basti addurne a prova il paragone tra il cinese lán col gr. Aaμ-ßavw (sic, p. 40) e le parole seguenti: «< il est constant que dans plusieurs mots aryens la lettre 1 primitive s'est endurcie en r» (p. 140).

CAPO TERZO

I Temi e le Parole.

§ 14. Le numerose e strette relazioni che esistono fra í temi e le parole, fra le parole e le loro combinazioni, e più ancora la difficoltà e quasi diremmo la impossibilità di separare in parecchi dei libri di cui verremo trattando le une dalle altre le varie parti in cui si discorre dei preaccennati argomenti c'inducono a riunire in questo capo terzo quella che, giusta un ordine più rigoroso, ma troppo malagevole a seguire, avrebbe ad essere materia di tre capi, vale a dire i risultati degli studi più recenti intorno alla forma ed al valore dei temi e delle parole considerate indipendentemente le une dalle altre e nei loro reciproci rapporti nella unità del composto e della frase, con qualche cenno intorno alle relazioni esistenti tra frase e frase. Ma, per quanto ci sarà possibile, di tutte le mentovate materie tratteremo per guisa che la nostra esposizione critica prenda le mosse dalla forma e dalla genesi dei suffissi costitutivi dei temi e delle parole, indi proceda all'uso sintetico di esse: la prima parte poi verrà suddivisa per modo che innanzi tratto il lettore acquisti cognizione dei lavori morfologici di maggior estensione e di più ardita novità e a questi tengano dietro gli scritti di argomento più speciale. Il numero delle opere di varia mole delle quali avremo a darci pensiero e la natura di alcune fra esse c'impongono il dovere di essere brevi, di limitare il nostro discorso ai concetti fondamentali, di astenerci da

ogni trattazione troppo particolareggiata, non discendendo a minute disquisizioni se non quando ciò apparisca assolutamente necessario a far comprendere e giudicare il sistema o il metodo di un autore. Pur troppo questa deplorabile necessità dovremo sentire più volte già ne' cenni che stiamo per fare intorno alla prima opera di cui spetti parlare in questo capo, l'opera di Guglielmo Scherer (1).

In questo libro, che malgrado di. non poche nè lievi imperfezioni attrae a sè per dottrina ed originalità l'attenzione, il rispetto e spesso eziandio la simpatia del glottologo, dobbiamo distinguere due parti che nell'opera e nella intenzione dello autore si fondono insieme: la parte che attiensi alla investigazione speciale della fonologia e della morfologia tedesca e quella che è costituita dalle ricerche generali intorno alle origini della flessione ariana (2); ricerche alle quali lo Scherer si sentì astretto dalla natura del suo ingegno e dal suo proposito di penetrare quanto più fosse possibile nell'intima costituzione delle lingue germaniche e di scoprirne le leggi e le cause, investigando nella formazione del linguaggio la formazione della nazionalità tedesca (3). Della prima parte manifesto è che non abbiamo ad occuparci in questo libro in cui non si tien conto se non delle indagini le quali hanno ad oggetto lo intero stipite ariano: della seconda discorreremo nel prèsente paragrafo attenendoci principalmente alla già citata trattazione del pronome personale, seguendo l'ordine dell'autore e facendo nostro pro dei cenni critici che, da pari loro, A. Kuhn (4) e Steinthal (5)

(1) Zur geschichte der deutschen sprache, Berlin, 1868. (2) V. in ispecie pp. 213-361 (Das personalpronomen).

(3) Leggi attentamente la lettera dedicatoria a Carlo Müllenhoff (IIIXIV).

(4) Zeitschr. f. vgl. sprachforsch., XVIII, 321-411.

(5) Zeitschrift für völkerpsychologie ecc., V, 464-90.

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